La guerra in Jugoslavia, conosciuta anche come le guerre jugoslave, è stato un conflitto complesso che si è svolto tra il 1991 e il 2001, coinvolgendo diversi paesi che facevano parte della ex Jugoslavia.
La Jugoslavia era uno stato socialista che comprendeva sei repubbliche: Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Serbia e Macedonia. Dopo la morte di Josip Broz Tito nel 1980, l'unità della Jugoslavia iniziò a sgretolarsi a causa di tensioni etniche e politiche.
Il conflitto iniziò nel 1991, quando la Slovenia e la Croazia dichiararono l'indipendenza dalla Jugoslavia. Queste dichiarazioni furono seguite da una serie di guerre tra le repubbliche jugoslave. Le principali cause del conflitto furono le tensioni etniche tra i vari gruppi, in particolare tra serbi, croati e bosniaci.
La guerra vide l'impiego di diverse tattiche militari, tra cui l'uso di paramilitari, massacri di civili, pulizia etnica, bombardamenti indiscriminati e assedi prolungati. I crimini di guerra, tra cui stupri, massacri e pulizia etnica, furono perpetrati da tutte le parti coinvolte nel conflitto.
La guerra devastò l'economia della regione, causò una grave crisi umanitaria e provocò la morte di centinaia di migliaia di persone. Le tensioni etniche e politiche rimasero alte per molti anni dopo la fine formale delle guerre jugoslave nel 2001.
In seguito alla guerra, la Jugoslavia si sciolse e i suoi stati costitutivi divennero stati indipendenti. La Serbia e il Montenegro rimasero uniti sotto la denominazione di Serbia e Montenegro fino al 2006, quando si separarono pacificamente. La guerra jugoslava ha lasciato un'eredità di divisioni etniche e politiche che persistono ancora oggi.
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